Regista italiano. Dopo la laurea in legge, si dedica alla critica cinematografica. Nel 1929 fonda la società Augustus e gira il suo primo film, Sole, che si ispira ai capolavori di S. Eisenstein. Nel 1930, passato alla casa Cines, dirige il grande cabarettista E. Petrolini in Nerone, satira dell’imperatore romano con non pochi rimandi alla politica contemporanea e alla figura di Mussolini, e il melodrammatico Resurrectio, tra i primi film sonori italiani (che uscirà soltanto l’anno dopo). Per alcuni anni si dedica a film storici, dove spesso è presente l’esaltazione della forza e della semplicità del popolo italiano: da Terra madre (1931), elogio della natura incontaminata, a 1860 (1934), liberamente tratto da un racconto di G. Mazzocchi sulla campagna garibaldina. Gli atteggiamenti autoritari sul lavoro lo rendono famoso e gli attirano in un primo tempo le simpatie, contraccambiate, del partito fascista. Tuttavia il film d’intento propagandistico Vecchia guardia (1935) non piace al regime e di lì a poco B. prende le distanze dall’ideologia fascista. A cavallo degli anni ’40 gira molte pellicole in costume dalla tecnica raffinata, tra cui il divertente Un’avventura di Salvator Rosa (1940), riuscito tentativo di «cappa e spada» all’italiana che nasconde una profonda denuncia della tirannia, e la favola fantastica La corona di ferro (1941), opera pacifista realizzata in piena guerra mondiale e premiata a sorpresa alla Mostra di Venezia. Nello stesso 1941 traspone al cinema il dramma di S. Benelli La cena delle beffe, che rimane negli annali per lo scandalo suscitato dal seno nudo dell’attrice C. Calamai, il primo nella storia del cinema sonoro italiano. Un piccolo capolavoro è invece Quattro passi tra le nuvole (1942), che anticipa temi del periodo neorealista per la scelta di personaggi semplici e quotidiani, l’ironica descrizione della desolazione della vita nelle periferie urbane e l’eliminazione dell’happy-ending convenzionale. Nel dopoguerra non riesce a bissare il successo né con il retorico kolossal storico Fabiola (1947), né con commedie più leggere come Peccato che sia una canaglia (1954) con la coppia S. Loren e M. Mastroianni. Nel 1959 propone con Europa di notte (1959) l’insolita formula del reportage-documentario, a cui segue Io amo, tu ami... Antologia universale dell’amore (1961), pellicola sugli aspetti della vita notturna delle capitali europee che dà inizio a un fortunato filone di film sexy. Nel 1965 dirige Io, io, io... e gli altri, in cui descrive il percorso interiore di uno scrittore (un bravissimo W. Chiari) che lavora a un’inchiesta sull’egoismo umano.